DATE:
Sabato 9 marzo 2019, ore 21:00
Piccola Accademia di TeatroGruppo Popolare, via Castellini 7 Como
Lunedì 11 marzo 2019, ore 15:30
Piccola Accademia di TeatroGruppo Popolare, via Castellini 7 Como
SPERIAMO CHE SIA FEMMINA
Regia di ricerca per raccontare la Donna nel tempo e nel mondo: due spettacoli, Antigoni e I ragazzi della via Padova, in contemporanea sul palco.
PER ADULTI e SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO GRADO
Produzione: TeatroGruppo Popolare
Testo e regia: Giuseppe Adduci
Con: Cosetta Adduci e Olga Bini
Due spettacoli, Antigoni e I ragazzi della via Padova, in contemporanea sul palco, grazie alla ricerca innovativa sia sul piano drammaturgico che registico, per raccontare la Donna nel tempo e nel mondo.
Il valore femminile del “No” che cambia la società, richiama attenzione sui diritti umani, fa storia attraverso otto storie di donne disobbedienti tratte dalla storia e dalla cronaca di tutto il mondo, ciascuna tornando a perpetuare il mito di Sofocle. La difficoltà e la solitudine, tipica nella cultura machista di ogni dove, di una insegnante giovanissima alle prese con il suo primo incarico in via Padova a Milano, uno dei posti più temuti dai professori per immigrazione e integrazioni mancate.
Antigoni è uno spettacolo fatto di storie di disobbedienza al femminile. A cominciare da Antigone, appunto, antesignana della disobbedienza civile avendo rifiutato di soggiacere all’editto reale che impediva il seppellimento della salma del proprio fratello e andando con questo incontro a morte certa.
Sette donne, prese dalla cronaca e dalla storia, si alterneranno nel racconto di un’attrice che darà loro voce e paleserà le loro vicende di rifiuto della tracotanza e dell’ingiustizia della società in cui si sono ritrovate a vivere, ciascuna tornando a perpetuare il mito di Sofocle.
Il valore del “No” acquista quindi in questa accezione un valore costruttivo prima che ostativo, la cui volontà è soprattutto quella di trasformazione di stati apparentemente immutabili. Come nel caso di Malala, una ragazzina il cui desiderio di studiare e con lo studio trovare emancipazione ha dovuto affrontare la rozzezza del mondo talebano, così retrivo da tentare il suo assassinio pur di tentare di affossare il principio di libertà espresso con quel desiderio innocente e primario. Come nel caso di Rosa Parks che lottò per l’emancipazione della popolazione nera d’America semplicemente rifiutando di cedere il proprio posto sull’autobus a un bianco. Come nel caso di Franca Viola che rifiutò il matrimonio riparatore prendendo simbolicamente a spallate l’edificio sociale costrittivo e maschilista degli anni 60 in Italia. E il semplice piccolo “no” di Giovannina che tracciò insieme a migliaia di altre donne una x sulla scheda a favore del divorzio, o quello ben più impegnativo di Francesca Rolla all’imposizione nazista di abbandonare il proprio paese. Il “no” delle donne del Burkina Faso alla mutilazione genitale, per il diritto di essere madri e mogli senza subire l’escissione. Come il “no” rimasto in bocca a Marie Trintignant, figlia del famoso regista francese, inespresso al proprio amato e assassino, altrettanto famoso cantante di un gruppo musicale.
I ragazzi della via Paal di Molnar più di un secolo dopo si ritrovano nelle strade di Milano, nel quartiere dove l’emergenza è diventata regola. Lo spettacolo racconta l’esperienza di una insegnante alle prese con una situazione limite in una scuola di via Padova.
Entro in classe. C’è un casino enorme, non sembrano nemmeno accorgersi della mia presenza, continuano a ciarlare, chi si picchia, chi canta, tutti guardano l’i-pad. Vola un calabrone. Strappo un pezzo di carta e lo mastico, imbocco la cannuccia della bic, prendo la mira – silenzio improvviso – solo il rumore del calabrone… Tac, lo prendo in piena fronte, il peggiore della classe: grosso, faccia cattiva, con la pallina masticata piena di saliva in piena fronte. Gli altri ridono, poi di colpo di nuovo silenzio… Lui si alza, enorme, tra poco la montagna mi si rovescerà addosso… Per fortuna esce. “Dove vai? Scusami, ma non puoi uscire così”. Uno mingherlino con la faccia vietnamita mi sussurra: “E adesso chi glielo dice al preside che hai mangiato un pezzo di registro?”.
Una insegnante giovanissima alle prese con un incarico in via Padova, uno dei posti più temuti dai professori – e non solo – di ogni dove. Immigrazione selvaggia, rancori, integrazioni mancate, culture che si affrontano con il coltello e il machete. Si può combattere tutto questo con La divina commedia o I promessi sposi?
Beh, ci provo.