L’età media di chi si occupa di ecologia va sempre più abbassandosi. Oggi a preoccuparsi e occuparsi di ambiente sono i giovani, i giovanissimi, sorprendentemente i bambini. Sono questi ultimi, a volte con un semplice “Mamma chiudi il rubinetto” “Papà spegni la luce”, a intervenire positivamente affinché le cose cambino e si arresti il declino dell’umanità come ormai la scienza ci avverte. E da tempo.

I bambini solitamente vivono il presente come eterno, hanno scarsa cognizione del futuro, ma le nuove generazioni di piccoli sono costrette a doverci pensare; lo sono dai cambiamenti climatici che un uso scriteriato delle riscorse ha indotto, da un buco per niente rassicurante sopra le loro teste, da un consumo eccessivo di ogni bene, dal costringere migliaia di persone a fuggire dalla propria terra, da tutti quegli atteggiamenti che la società globale ha assunto in termini di danneggiamento dell’ambiente. Che è poi la terra in cui viviamo nel suo complesso.

Non sarà probabilmente la bellezza a salvarci, ma il j’accuse delle giovani e giovanissime generazioni, e il comportamento costruttivo che sempre più spesso sembrano avere. I bambini sanno quello che gli adulti fingono con comodo di non sapere: se non io chi? se non ora quando?

Gli eroi della storia che viene raccontata in Il mondo salvato dai bambini avrebbero fatto volentieri a meno di essere tali, ma la fantasia che contraddistingue la loro età fa ora in modo da spronare continuamente ciascuno a muoversi in direzione del cambiamento. Loro, i bambini, lo fanno cantando, ballando, raccontando.

Ecco perché i bambini fanno storie per andare a dormire.

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