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venerdì 8 gennaio 2021, ore 15
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Amore Non Ne Avremo
Mafia, terrorismo, anni di piombo, attualità. In ricordo di Peppino Impastato e Aldo Moro
PER ADULTI e SCUOLA SECONDARIA
Selezionato da Artevox nel 2008 e portato in scena in tutta Italia per ricordare la data del 9 maggio ’78, giorno in cui coincisero tristemente la morte di Peppino Impastato e quella di Aldo Moro.
Produzione: TeatroGruppo Popolare
Testo e regia: Giuseppe Adduci
Con: Giuseppe Adduci e Gianpietro Liga
Il testo immagina un impossibile ultimo dialogo tra il fondatore di Radio Aut e militante nei gruppi della sinistra, Peppino Impastato, e lo statista democristiano Aldo Moro, avversari politici eppure fatalmente appaiati nella memoria collettiva.
Due voci si frammischiano, quella di un uomo che sta cercando confusamente di mettere ordine nei pensieri e nei ricordi, e quella di un ragazzo che attraverso una radiolina a transistor lancia le sue invettive, la sua rabbia, la sua voglia di giusto.
Dopo una prima parte in cui le voci si accavallano in una alternanza apparentemente casuale, l’uomo, in stato di prigionia, scopre che i suoi “secondini” sono momentaneamente usciti dalla stanza affianco dimenticando la porta di comunicazione aperta. C’è un telefono in bella vista. Vuol dire la libertà.
Avvicinandosi al telefono viene colto dal pesante ricordo di un sogno appena fatto, in cui il ragazzo della radio è fatto saltare in aria. Cerca di scacciarlo, ma quasi senza accorgersene anziché comporre il numero che lo metterebbe in libertà chiama il ragazzo.
Cerca di metterlo sull’avviso, ma a lungo il giovane rifiuta di capirlo. Iniziano un fitto dialogo a distanza, che mano a mano li porta a consapevolezze lievi o dolorose, ultima tra le quali quella che di lì a poco entrambi non ci saranno più: dalla finestra vedono arrivare quelli che saranno i loro assassini.
Lo spettacolo vuole mettere in evidenza (anche se con assoluta libertà filologica) l’umanità di cui entrambi erano intrisi e il mondo che sognavano, le preoccupazioni per il “dopo” delle persone amate, la rabbia e la tenerezza.
Il contesto
La sala laboratorio della Piccola Accademia è intitolata a Peppino Impastato, cui è dedicata una targa con una scritta appartenente a una sua poesia: nell’odore di calca c’è aria di festa. La scritta ha intenzione di sottolineare, pur nella consapevolezza della tragedia, la parte gioiosa e vitale del suo autore.
Impastato unì la lotta politica a quella sociale impegnandosi in prima linea (lui, figlio di un mafioso) contro la criminalità organizzata, scoperchiandone senza paura le tristi istanze e denunciandone pubblicamente le brutture.
Aldo Moro tentò di avvicinare i mondi del centro e della sinistra, che pur avendo contribuito unitamente alla Liberazione dal fascismo, si erano riscoperti inconciliabili nel Dopoguerra.
Queste furono le cause principali dell’uccisione dell’uno e dell’altro.
Note sul testo
Aldo Moro e Peppino Impastato hanno in comune l’aver vissuto entrambi, su sponde diverse ma non necessariamente opposte, parte degli anni di piombo. E hanno in comune la data della fine. Ci è sembrato umano e necessario metterli in comunicazione, non farli morire isolati come invece accadde il quel terribile maggio.
A esclusione del titolo, non si è volutamente usato nessuna delle parole dell’uno o dell’altro, le lettere, le poesie, i documenti… Si è sempre tenuti davanti agli occhi la loro faccia, splendidamente viva.
Contrariamente al titolo, quella che si è voluto raccontare è una storia d’amore.
La storia della madre è ispirata a un racconto di Dino Buzzati.